mercoledì 27 febbraio 2013

La zuppa di cicerchie

 

 
Leguminosa proveniente dal Medio Oriente, spesso (a torto) bistrattata perchè la sua raccolta manuale richiedeva tempo e fatica, oggi è per fortuna riapparsa nelle coltivazioni del Centro Italia. A guardarla sembra la ghiaia che si trova sulle rive dei fiumi, ogni piccolo "sassolino" è diverso dall'altro, ma il suo valore nutritivo è notevole (calcio, fosforo e oligoelementi).
 
Poichè contiene la latirina, un principio amaro abbastanza indigesto per l'uomo, la cicerchia va tenuta in ammollo per parecchie ore, cambiando l'acqua 2/3 volte e aggiungendo anche un pizzico di bicarbonato. In secoli passati, poichè i contadini, poveri e senza molte risorse, ne mangiavano tantissime, si diffuse una malattia chiamata latirismo (dal nome latino della cicerchia, lathyrus), una patologia neurodegenerativa che portava addirittura alla paralisi degli arti.
 
Ma oggi non c'è da preoccuparsi: le varietà coltivate non contengono più le alte percentuali di latirina che contenevano le piante, spesso selvatiche e nate in condizioni estreme, di 2 o 3 secoli fa; inoltre nessuno di noi si nutre esclusivamente di cicerchie, no?
 
Quindi riscopriamo questi legumi della tradizione contadina, aggiungendoli a una buona zuppa calda!

venerdì 22 febbraio 2013

Riflessioni per il fine settimana


Dai nostri genitori abbiamo imparato a calcolare quel che l'ozio ci fa perdere, non quello che ci fa guadagnare. Oggi, dobbiamo imparare di nuovo a rilassarci. È un mestiere come un altro; una vocazione, anche.
Paul Morand, Elogio del riposo, 1937 



Al giorno d'oggi fare le cose con lentezza è considerato un delitto. Si deve correre, sbrigarsi, sempre e comunque. La giornata, per andare bene, dovrebbe essere di 48 ore.
Cosa stiamo guadagnando con un simile stile di vita? Ben poco, io credo.
Riprendiamoci la vita un pezzetto per volta.

Facciamo il pane fatto in casa, aspettiamo di vederlo lievitare, di vederlo cuocersi e sprigionare il suo profumo.
 
 

Compriamoci un quotidiano e leggiamocelo mentre facciamo colazione nella cucina silenziosa. 



Passeggiamo tra i banchi del mercato, anche se dal cielo cade una leggera pioggerella, e ascoltiamo i racconti dei venditori che non hanno fretta di servire il prossimo cliente.
 


Dimentichiamo per qualche ora lo smarthphone, Ruzzle, Facebook, Twitter...e apriamo un libro. Leggiamolo distesi sul letto, sul divano, su una bella poltroncina in giardino, su una panchina del parco.

In queste cose troveremo l'anima più profonda di noi stessi.

lunedì 11 febbraio 2013

Carciofi alla siciliana


In onore della splendente Sicilia, dove ho trovato la mia seconda famiglia, dove riposa il mio cuore e dove amici appassionati e generosi come i Contadini per passione coltivano arance di inebriante dolcezza, ecco la ricetta dei CARCIOFI ALLA SICILIANA, che mi sono stati preparati dalla mia amica Veronica un giorno in cui sono piombata a casa sua all'improvviso. La salsa agrodolce e il croccante pangrattato li rendono deliziosi e irresistibili, ottimo accompagnamento di un primo a base di cereali. Con questo post mi piacerebbe rispondere a chi mi chiede - quando spiego che sono vegan - cosa mangio. Non è affatto necessario inserire nei propri pasti proteine animali per poter dire di aver mangiato a sazietà. Un pasto è un pasto anche se non mettete nel piatto bistecche, prosciutto o formaggi. Io, ad esempio, a pranzo mangio sempre un piatto di cereali. Quando inizi a pensare seriamente alla tua alimentazione, scopri anche tante gustose alternative alla solita pasta o al solito riso, ad esempio

il BULGUR


la QUINOA
 

il MIGLIO


l'AVENA


Poi aggiungo un piatto di verdura e un frutto. Vi posso assicurare che mai mi alzo da tavola ancora affamata e soprattutto mai mi alzo appesantita, come invece mi capitava quando mangiavo carne.
 
Tornando alla nostra veg-ricetta, questi sono gli ingredienti necessari:
 
6 carciofi
 
2 arance
 
 (io uso quelle saporitissime di Ribera, mandatemi dagli amici Contadini per passione)
 
2 limoni bio
 
2 cucchiai di capperi
 
250 g di pangrattato
 
1/2 bicchiere d'aceto
 
3 cucchiai di zucchero
 
olio evo - sale - pepe
 
Pulire i carciofi, togliendo le foglie esterne e una parte del gambo. Fare i carciofi a spicchi, eliminare la barbetta interna e immergerli in acqua acidulata con succo di limone.
 
Scolarli e farli cuocere col succo delle arance e dei limoni, aggiustando di sale e di pepe.
 
Appena saranno cotti, aggiungere la salsa agrodolce preparata con l'aceto e lo zucchero e portare a bollore.
 
Versare 2 cucchiai d'olio in una padella e farvi rosolare i capperi. Appena prima di spegnere, unire il pangrattato. Buttare i carciofi nella padella e farli ricoprire dal pangrattato aromatizzato.  
 
Anche il poeta Pablo Neruda amava molto il carciofo, tanto da dedicargli un'ode:
 
Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,

orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe
,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
 
 
 

venerdì 1 febbraio 2013

Dado vegetale fatto in casa


Seguendo la ricetta di Erbaviola, ho preparato da me il DADO VEGETALE e come assicura Grazia (il vero nome di Erbaviola), è un'esperienza gratificante, un momento per stare con se stessi e rilassarsi, contemplando le verdure che lentamente si stufano nella pentola di coccio. Da anni ormai non uso più il dado, ben consapevole di che enorme porcheria sia
 
(glutammato, resti animali non meglio identificati...)       

Così ho voluto seguire la sua ricetta e sono venuti fuori due deliziosi barattolini, con cui insaporisco le mie pietanze, dai minestroni ai risotti allo spezzatino di seitan...
Premetto che per fare questa cosa, ci vuole un po' di tempo. Chi va di fretta farà meglio a trovare qualcosa di biologico come questo di Alce nero, ad esempio. Ma per chi non si spaventa, ecco l'occorrente:

200 g di sedano
2 carote
1 grossa cipolla rossa
1 zucchina
100 g di prezzemolo
20 foglie di basilico
2 rametti di rosmarino
15 foglie di salvia
150 g di sale integrale tritato finissimo
1 cucchiaio di olio evo + altri 50 ml

Tritate in pezzettini piccolissimi erbe e piante aromatiche e mettetele nella pentola di coccio con un cucchiaio d'olio. Versate sopra il sale (non vi spaventate se ce n'è molto, del resto il sale è ciò che serve per conservare questa preparazione e ovviamente ciò che serve per dare sapore. Un solo cucchiaino equivale a un dado confezionato) e fate cuocere per un'ora e mezza senza aggiungere altro. Passato questo tempo, frullate con il frullatore a immersione e lasciate ancora un po' sul fuoco per farlo ulteriormente addensare. Al termine, versate i 50 ml d'olio e mescolate. I vasetti in cui metterete il dado andranno chiaramente sterilizzati. Mettete il composto ancora caldo nei barattoli, capovolgendoli per creare il sottovuoto.

Che soddisfazione!! Questo dado si conserva in frigo per diversi mesi e io credo proprio che sia molto più economico del dado industriale, oltre che - OVVIAMENTE - più profumato, più buono e salutare!

Shampoo naturale: il GHASSOUL

Sul sito Monde vert ho acquistato il GHASSOUL, l'argilla saponifera del Marocco, estratta ai bordi del Medio Atlante, a circa 150/200 km da Fes. Dopo essere stato estratto da miniere sotterranee, il Ghassoul viene depurato dal...le impurità, adagiato su stuoie o altre superfici piane e messo al sole a seccare. Questa argilla minerale è utilizzata in vari rituali dell'hammam e giova alla bellezza del viso, del corpo e dei capelli.
Io l'ho comprato per provarlo soprattutto come shampoo alternativo, poichè sgrassa senza impoverire nè seccare, lasciando i capelli soffici e brillanti.
Come si usa? Un po' come lo shampoo alla farina di ceci che vi ho postato precedentemente: se ne mescolano due cucchiai con dell'acqua e l'impasto così ottenuto si massaggia sui capelli lasciando anche in posa per qualche minuto.