mercoledì 27 febbraio 2013

La zuppa di cicerchie

 

 
Leguminosa proveniente dal Medio Oriente, spesso (a torto) bistrattata perchè la sua raccolta manuale richiedeva tempo e fatica, oggi è per fortuna riapparsa nelle coltivazioni del Centro Italia. A guardarla sembra la ghiaia che si trova sulle rive dei fiumi, ogni piccolo "sassolino" è diverso dall'altro, ma il suo valore nutritivo è notevole (calcio, fosforo e oligoelementi).
 
Poichè contiene la latirina, un principio amaro abbastanza indigesto per l'uomo, la cicerchia va tenuta in ammollo per parecchie ore, cambiando l'acqua 2/3 volte e aggiungendo anche un pizzico di bicarbonato. In secoli passati, poichè i contadini, poveri e senza molte risorse, ne mangiavano tantissime, si diffuse una malattia chiamata latirismo (dal nome latino della cicerchia, lathyrus), una patologia neurodegenerativa che portava addirittura alla paralisi degli arti.
 
Ma oggi non c'è da preoccuparsi: le varietà coltivate non contengono più le alte percentuali di latirina che contenevano le piante, spesso selvatiche e nate in condizioni estreme, di 2 o 3 secoli fa; inoltre nessuno di noi si nutre esclusivamente di cicerchie, no?
 
Quindi riscopriamo questi legumi della tradizione contadina, aggiungendoli a una buona zuppa calda!

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