venerdì 1 marzo 2013

La pasta madre

Al Mercato contadino mi hanno regalato una pallina di PASTA MADRE.


Che cos'è la pasta madre? E' un lievito naturale, un impasto di acqua e farina acidificato con lieviti e batteri lattici che avviano la fermentazione. A differenza del lievito di birra, la pasta madre dona al pane una maggiore digeribilità e conservabilità e fa sì che il pane lieviti molto di più.

La pasta madre è una cosa VIVA e va continuamente nutrita per mezzo dei cosiddetti RINFRESCHI, ossia periodici rimpasti di acqua e farina. Il procedimento attraverso il quale si fa il pane con la pasta madre è certamente più lungo e complesso rispetto alla lievitazione con lievito di birra e in effetti a livello industriale la pasta madre non è molto usata, se non per fare pani particolari come quello di Altamura o di Castelvetrano, ma vogliamo mettere i vantaggi?

1. le proteine risultano più digeribili;
2. vengono rilasciati molti più aminoacidi;
3. l'impasto è più facilmente lavorabile;
4. la crosta viene più scura;
5. gli aromi, i sapori e le fragranze del pane fatto con pasta madre sono infinitamente più intensi!
6. i minerali sono più biodisponibili;
7. si conserva molto più a lungo.

Come procedere? Ecco qui uno schema esemplificativo molto semplice e utile, potreste stamparlo e attaccarvelo in cucina:

 
 
Il pane così ottenuto dovrebbe avere una mollica bucherellata (la cosiddetta alveolatura), risultato dell'anidride carbonica che si forma nella fermentazione.
 
 
Il mugnaio che mi ha regalato la pallina di pasta madre mi ha raccontato di come sia divenuta una po' la sua "bambina": se deve lasciarla per qualche tempo (per un viaggio o altri impegni), si preoccupa che qualcuno la rinfreschi a dovere e non la lasci morire! Perciò avere in casa la pasta madre è una bellissima responsabilità, che vi ripagherà con un pane delizioso, fatto con le vostre abili mani, un pane fatto con farine da voi scelte (biologiche e selezionate, non le farine non meglio identificate e OGM che magari usano i forni industriali)...da gustare in ogni momento della giornata!

mercoledì 27 febbraio 2013

La zuppa di cicerchie

 

 
Leguminosa proveniente dal Medio Oriente, spesso (a torto) bistrattata perchè la sua raccolta manuale richiedeva tempo e fatica, oggi è per fortuna riapparsa nelle coltivazioni del Centro Italia. A guardarla sembra la ghiaia che si trova sulle rive dei fiumi, ogni piccolo "sassolino" è diverso dall'altro, ma il suo valore nutritivo è notevole (calcio, fosforo e oligoelementi).
 
Poichè contiene la latirina, un principio amaro abbastanza indigesto per l'uomo, la cicerchia va tenuta in ammollo per parecchie ore, cambiando l'acqua 2/3 volte e aggiungendo anche un pizzico di bicarbonato. In secoli passati, poichè i contadini, poveri e senza molte risorse, ne mangiavano tantissime, si diffuse una malattia chiamata latirismo (dal nome latino della cicerchia, lathyrus), una patologia neurodegenerativa che portava addirittura alla paralisi degli arti.
 
Ma oggi non c'è da preoccuparsi: le varietà coltivate non contengono più le alte percentuali di latirina che contenevano le piante, spesso selvatiche e nate in condizioni estreme, di 2 o 3 secoli fa; inoltre nessuno di noi si nutre esclusivamente di cicerchie, no?
 
Quindi riscopriamo questi legumi della tradizione contadina, aggiungendoli a una buona zuppa calda!

venerdì 22 febbraio 2013

Riflessioni per il fine settimana


Dai nostri genitori abbiamo imparato a calcolare quel che l'ozio ci fa perdere, non quello che ci fa guadagnare. Oggi, dobbiamo imparare di nuovo a rilassarci. È un mestiere come un altro; una vocazione, anche.
Paul Morand, Elogio del riposo, 1937 



Al giorno d'oggi fare le cose con lentezza è considerato un delitto. Si deve correre, sbrigarsi, sempre e comunque. La giornata, per andare bene, dovrebbe essere di 48 ore.
Cosa stiamo guadagnando con un simile stile di vita? Ben poco, io credo.
Riprendiamoci la vita un pezzetto per volta.

Facciamo il pane fatto in casa, aspettiamo di vederlo lievitare, di vederlo cuocersi e sprigionare il suo profumo.
 
 

Compriamoci un quotidiano e leggiamocelo mentre facciamo colazione nella cucina silenziosa. 



Passeggiamo tra i banchi del mercato, anche se dal cielo cade una leggera pioggerella, e ascoltiamo i racconti dei venditori che non hanno fretta di servire il prossimo cliente.
 


Dimentichiamo per qualche ora lo smarthphone, Ruzzle, Facebook, Twitter...e apriamo un libro. Leggiamolo distesi sul letto, sul divano, su una bella poltroncina in giardino, su una panchina del parco.

In queste cose troveremo l'anima più profonda di noi stessi.

lunedì 11 febbraio 2013

Carciofi alla siciliana


In onore della splendente Sicilia, dove ho trovato la mia seconda famiglia, dove riposa il mio cuore e dove amici appassionati e generosi come i Contadini per passione coltivano arance di inebriante dolcezza, ecco la ricetta dei CARCIOFI ALLA SICILIANA, che mi sono stati preparati dalla mia amica Veronica un giorno in cui sono piombata a casa sua all'improvviso. La salsa agrodolce e il croccante pangrattato li rendono deliziosi e irresistibili, ottimo accompagnamento di un primo a base di cereali. Con questo post mi piacerebbe rispondere a chi mi chiede - quando spiego che sono vegan - cosa mangio. Non è affatto necessario inserire nei propri pasti proteine animali per poter dire di aver mangiato a sazietà. Un pasto è un pasto anche se non mettete nel piatto bistecche, prosciutto o formaggi. Io, ad esempio, a pranzo mangio sempre un piatto di cereali. Quando inizi a pensare seriamente alla tua alimentazione, scopri anche tante gustose alternative alla solita pasta o al solito riso, ad esempio

il BULGUR


la QUINOA
 

il MIGLIO


l'AVENA


Poi aggiungo un piatto di verdura e un frutto. Vi posso assicurare che mai mi alzo da tavola ancora affamata e soprattutto mai mi alzo appesantita, come invece mi capitava quando mangiavo carne.
 
Tornando alla nostra veg-ricetta, questi sono gli ingredienti necessari:
 
6 carciofi
 
2 arance
 
 (io uso quelle saporitissime di Ribera, mandatemi dagli amici Contadini per passione)
 
2 limoni bio
 
2 cucchiai di capperi
 
250 g di pangrattato
 
1/2 bicchiere d'aceto
 
3 cucchiai di zucchero
 
olio evo - sale - pepe
 
Pulire i carciofi, togliendo le foglie esterne e una parte del gambo. Fare i carciofi a spicchi, eliminare la barbetta interna e immergerli in acqua acidulata con succo di limone.
 
Scolarli e farli cuocere col succo delle arance e dei limoni, aggiustando di sale e di pepe.
 
Appena saranno cotti, aggiungere la salsa agrodolce preparata con l'aceto e lo zucchero e portare a bollore.
 
Versare 2 cucchiai d'olio in una padella e farvi rosolare i capperi. Appena prima di spegnere, unire il pangrattato. Buttare i carciofi nella padella e farli ricoprire dal pangrattato aromatizzato.  
 
Anche il poeta Pablo Neruda amava molto il carciofo, tanto da dedicargli un'ode:
 
Il carciofo dal tenero cuore si vestì da guerriero,
ispida edificò una piccola cupola,
si mantenne all'asciutto sotto le sue squame,
vicino al lui i vegetali impazziti si arricciarono,
divennero viticci,
infiorescenze commoventi rizomi;
sotterranea dormì la carota dai baffi rossi,
la vigna inaridì i suoi rami dai quali sale il vino,
la verza si mise a provar gonne,
l'origano a profumare il mondo,
e il dolce carciofo lì nell'orto vestito da guerriero,
brunito come bomba a mano,

orgoglioso,
e un bel giorno,
a ranghi serrati,
in grandi canestri di vimini,
marciò verso il mercato a realizzare il suo sogno:
la milizia.
Nei filari mai fu così marziale come al mercato,
gli uomini in mezzo ai legumi coi bianchi spolverini erano i generali dei carciofi,
file compatte,
voci di comando e la detonazione di una cassetta che cade,
ma allora arriva Maria col suo paniere,
sceglie un carciofo,
non lo teme,
lo esamina,
l'osserva contro luce come se fosse un uovo,
lo compra,
lo confonde nella sua borsa con un paio di scarpe
,
con un cavolo e una bottiglia di aceto finché,
entrando in cucina,
lo tuffa nella pentola.
Così finisce in pace la carriera del vegetale armato che si chiama carciofo,
poi squama per squama spogliamo la delizia e mangiamo la pacifica pasta
del suo cuore verde.
 
 
 

venerdì 1 febbraio 2013

Dado vegetale fatto in casa


Seguendo la ricetta di Erbaviola, ho preparato da me il DADO VEGETALE e come assicura Grazia (il vero nome di Erbaviola), è un'esperienza gratificante, un momento per stare con se stessi e rilassarsi, contemplando le verdure che lentamente si stufano nella pentola di coccio. Da anni ormai non uso più il dado, ben consapevole di che enorme porcheria sia
 
(glutammato, resti animali non meglio identificati...)       

Così ho voluto seguire la sua ricetta e sono venuti fuori due deliziosi barattolini, con cui insaporisco le mie pietanze, dai minestroni ai risotti allo spezzatino di seitan...
Premetto che per fare questa cosa, ci vuole un po' di tempo. Chi va di fretta farà meglio a trovare qualcosa di biologico come questo di Alce nero, ad esempio. Ma per chi non si spaventa, ecco l'occorrente:

200 g di sedano
2 carote
1 grossa cipolla rossa
1 zucchina
100 g di prezzemolo
20 foglie di basilico
2 rametti di rosmarino
15 foglie di salvia
150 g di sale integrale tritato finissimo
1 cucchiaio di olio evo + altri 50 ml

Tritate in pezzettini piccolissimi erbe e piante aromatiche e mettetele nella pentola di coccio con un cucchiaio d'olio. Versate sopra il sale (non vi spaventate se ce n'è molto, del resto il sale è ciò che serve per conservare questa preparazione e ovviamente ciò che serve per dare sapore. Un solo cucchiaino equivale a un dado confezionato) e fate cuocere per un'ora e mezza senza aggiungere altro. Passato questo tempo, frullate con il frullatore a immersione e lasciate ancora un po' sul fuoco per farlo ulteriormente addensare. Al termine, versate i 50 ml d'olio e mescolate. I vasetti in cui metterete il dado andranno chiaramente sterilizzati. Mettete il composto ancora caldo nei barattoli, capovolgendoli per creare il sottovuoto.

Che soddisfazione!! Questo dado si conserva in frigo per diversi mesi e io credo proprio che sia molto più economico del dado industriale, oltre che - OVVIAMENTE - più profumato, più buono e salutare!

Shampoo naturale: il GHASSOUL

Sul sito Monde vert ho acquistato il GHASSOUL, l'argilla saponifera del Marocco, estratta ai bordi del Medio Atlante, a circa 150/200 km da Fes. Dopo essere stato estratto da miniere sotterranee, il Ghassoul viene depurato dal...le impurità, adagiato su stuoie o altre superfici piane e messo al sole a seccare. Questa argilla minerale è utilizzata in vari rituali dell'hammam e giova alla bellezza del viso, del corpo e dei capelli.
Io l'ho comprato per provarlo soprattutto come shampoo alternativo, poichè sgrassa senza impoverire nè seccare, lasciando i capelli soffici e brillanti.
Come si usa? Un po' come lo shampoo alla farina di ceci che vi ho postato precedentemente: se ne mescolano due cucchiai con dell'acqua e l'impasto così ottenuto si massaggia sui capelli lasciando anche in posa per qualche minuto.

lunedì 28 gennaio 2013

Shampoo fai da te con la farina di ceci 2

Avete provato lo shampoo fai da te con la farina di ceci? Vi sarete accorte che nella ricetta ho dimenticato di indicare che OVVIAMENTE la farina di ceci e il miele vanno mescolati con acqua sufficiente a formare una pappetta più o meno liquida. Scusatemi! Ormai sono arrivata!
 
 
Volevo anche dirvi di non spaventarvi se la prima volta che vi lavate i capelli con la farina di ceci, il risultato non vi sembrerà dei migliori. Dovete RESISTERE e fare più lavaggi con questo metodo, perchè a quanto pare i capelli vivono una sorta di "crisi di passaggio": abituati ai siliconi e alle varie schifezze chimiche che li lisciano e li rendono apparentemente morbidi e setosi, quando si vedono lavati da una farina 100% naturale, reagiscono male, si arrabbiano e fanno i capricci. Ma voi dovete essere ferme e decise e spiegare loro la situazione: "Cari capelli, lo faccio per il vostro bene! Vedrete che tra qualche lavaggio mi ringrazierete e scoprirete quanto è bello non sentirsi soffocati da SLS & co.!".
 
Il lavaggio 100% naturale dei capelli apre anche delle riflessioni sul nostro essere accecati dalla pubblicità, dal marketing, dagli stereotipi. Abbiamo in mente che i capelli debbano essere lucidi, leggeri, profumati e setosi. Ma è davvero così necessario? Che siano puliti e trattabili è giusto, ma vediamo di non esagerare con tutti quei prodotti che fanno solo male ai capelli e ne fanno cadere più di quanto non si immagini!
 
 
 

venerdì 25 gennaio 2013

Libri che leggo: NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI di Fabio Geda

Ho comprato questo libro dietro consiglio di un mio alunno. E' stato per un bel po' sul comodino, sommerso da altre impellenti letture, ma tre giorni fa ho deciso di disseppellirlo e non me ne sono pentita! L'ho letto tutto d'un fiato, versando anche una lacrimuccia finale...Questa è la storia vera di Enaiatollah Akbari, ragazzino afgano di etnia hazara (quella ritenuta inferiore nella società afgana), che, per sfuggire ad una morte sicura per mano dei terribili talebani che tengono in pugno il paese, intraprende un avventuroso e doloroso viaggio verso l'Europa. Dapprima in Pakistan, poi in Iran, Turchia, Grecia, fino ad arrivare nel nostro Paese, dove racconta a Fabio Geda episodi incredibili accadutigli nella sua giovane vita.
 
Mi ha colpito la storia di Enaiat, perchè l'ho confrontata con gli agi in cui viviamo noi e i nostri adolescenti. Quanti saprebbero affrontare il distacco dalla propria famiglia, dalla propria madre, dai propri fratelli a 11-12 anni? Quanti si rimboccherebbero le maniche e saprebbero lavorare 12 ore al giorno in un cantiere edile? Quanti saprebbero dormire all'addiaccio nei parchi, mangiando pochissimo? Domande forse banali, ma su cui non è sbagliato riflettere, per non disprezzare continuamente le nostre vite di bambagia.

Il giovane Enaiat con Fabio Geda
 

giovedì 24 gennaio 2013

Shampoo fai da te con la farina di ceci

Restando in tema di capelli, tempo fa scrissi un post su Facebook raccontandovi di aver provato un metodo alternativo per lavarli, il COWASH, che consisteva nel massaggiare i capelli con una miscela fatta con una grossa dose di balsamo (rigorosamente senza siliconi) e 2 cucchiai di zucchero di canna. Alla fine del prolungato massaggio, volto a far sciogliere i granellini di zucchero, si doveva risciacquare altrettanto prolungatamente. Il risultato non era stato però dei più soddisfacenti: i capelli erano di sicuro più morbidi, ma non erano puliti come mi sarei aspettata. Forse avrei dovuto provare ancora una volta questo tipo di lavaggio, ma non me la sono sentita e ho preferito rivolgermi verso altre ricette.
 
Avevo sentito parlare da più parti del lavaggio con la FARINA DI CECI.
 

Così, armata della mia bella farina di ceci macinata a pietra, mi sono lavata i capelli con questa miscela fatta con 2 cucchiai di farina e 2 cucchiai di miele. Anche questa miscela va ben distribuita e ben massaggiata per assorbire il grasso da lavare via e infine moooolto ben sciacquata per eliminare i più piccoli granelli.
 
Prima di scrivere questo post, ho voluto provare per più volte questo metodo, perchè volevo essere sicura di non consigliarvi una bidonata, ma per quanto mi riguarda lo trovo davvero efficace. L'unico inconveniente consiste nel fatto che i capelli, dopo il lavaggio, risultano un po' ispidi, per cui è necessario un po' di balsamo. Anche per quello sto cercando delle ricette naturali a base di yogurt (utili anche per riciclare lo yogurt scaduto!) che vi posterò a breve.

Se pensate che i vostri capelli si secchino troppo con questo metodo, potreste alternare il cowash con la farina di ceci oppure fare di tanto in tanto uno shampoo ecobio come questo di Biofficina toscana.
 
Da quando mi lavo i capelli con la farina di ceci, ho notato che me ne cadono molti, ma molti di meno. Avevo letto in qualche articolo che gli shampoo industriali potrebbero provocare la calvizie a causa di certi ingredienti scadenti, come l'SLS (che provoca schiuma), il sodium chloride e la formaldeide.
 
Cosa sto capendo in questo mio eco-percorso?

NON USARE NIENTE CHE NON USEREBBE LA TUA BISNONNA!

mercoledì 23 gennaio 2013

Bye bye parrucchiere!

Lungo la strada della decrescita felice, ho cercato di eliminare per quanto possibile i costi derivati dalla cura dei capelli. Da mesi ormai non vado dal parrucchiere, i capelli bianchi (che purtroppo ho da vendere!) li tingo con una tinta della dr. Taffi che non contiene resorcina, p-fenilendiammina, allergeni vari ed ammoniaca, è nichel free e soprattutto è cruelty free. Per la modica cifra di 12 euro, ogni mese i miei capelli possono sfoggiare un bel color mogano e sono visibilmente più sani e lucidi.
Avevo la necessità di tagliare la frangia, ma mi sono detta: "Ti pare che ora devo andare a spendere almeno 30 euro dal parrucchiere per farmi tagliare la frangia?".

Parrucchiera fai da te in erba!

E così, armata di forbici e della massima attenzione, mi sono tagliata la frangia più perfetta degli ultimi anni. No, davvero, ogni volta che andavo dal parrucchiere non ne uscivo mai contenta...e oltretutto avevo pure dovuto sborsare quattrini per guardarmi allo specchio e fare smorfie di disgusto! Ho così scoperto che Youtube (come questo di Carlitadolce) pullula di tutorial su come tagliarsi i capelli da sole, per cui la prossima volta che avrò necessità di dare la classica spuntatina (che - come si sa - per noi corrisponde ad un cm. di capelli, mentre per il parrucchiere corrisponde a 4/5 cm.) farò tutto da sola!!

Provate anche voi e vedrete che grande soddisfazione è fare a meno di questa schiavitù. In tempi passati mi ero comprata una buona piastra professionale, per cui quando ho voglia di fare una piega un po' più precisa, uso quella e il costo del parrucchiere è ELIMINATO!

martedì 22 gennaio 2013

Colazioni vegan: il PORRIDGE

Alla ricerca di nuove ricette per una colazione vegan, ho sperimentato il PORRIDGE. Avevo già acquistato una confezione di fiocchi d'avena, avevo provato a mangiarli come semplici cereali con il latte vegetale freddo, ma il risultato non era stato dei migliori...Così, invece, sono molto più buoni! Inoltre è una ricetta versatile, poichè la si può modificare aggiungendo la frutta fresca e secca che più piace.
 


Scaldate 125 ml di acqua con un pizzico di sale e 3 cucchiai di fiocchi d'avena. Quando l'acqua sarà evaporata, aggiungete il latte vegetale (io ho usato quello di riso). Tenete sul fuoco finché la pappa non si sarà addensata. A questa preparazione potete aggiungere a piacere frutta (io ho usato una banana, ma il risultato è stato troppo dolce per i miei gusti...ma se a voi piace, provate pure!), frutta secca a pezzetti, miele o altro dolcificante (melassa, sciroppo d'acero...). E' una colazione veloce, molto nutriente e adatta anche ai piccoli vegan!

martedì 15 gennaio 2013

Acquisti online di prodotti ecobio!

Dal sito Il Giardino di Arianna ho acquistato alcuni prodotti di bellezza ecobio e volevo segnalarvi queste marche, perchè usano ingredienti naturali, hanno ottime certificazioni e non sono neppure costosissime!
 
Ho provato il mascara della Benecos, che costa meno di 5 euro, e l'ho trovato un degno sostituto del mascara della Lancome che usavo da anni.



Per i Birbi ho comprato il gel detergente corpo-capelli di Biofficina toscana, formulato con tensioattivi di origine vegetale e adatto alle pelli delicatissime dei bambini. Contiene olio di oliva toscano, camomilla, elicriso, calendula, tutto da agricoltura biologica. Non contiene PEG, parabeni, petrolati, SLS, SLES, alcool, siliconi e conservanti. Ottimo! In più è cruelty free e adatto ai vegani perchè non contiene nessun ingrediente di origine animale.
 
Infine, data la mia recente passione per i saponi, ho preso un sapone all'olio di argan e all'olio di oliva de La saponaria, un'azienda che produce saponi e altri prodotti cosmetici artigianalmente, utilizzando materie prime locali e genuine. Direttamente dal suo sito, vi indico quali siano i principi base delle loro scelte:
 
  1. Km 0 e appoggio ai piccoli produttori locali
  2. Ingredienti biologici ed equosolidali (Certificazione Biocosmesi Suolo & Salute)
  3. Produzione artigianale ed attenta
  4. Ricette semplici, efficaci e a basso impatto ambientale
  5. No a Sles, Siliconi, Edta, profumi, coloranti sintetici e derivati petrolchimici.
  6. No ad olio di palma e ad ingredienti ambientalmente insostenibili.
  7. No ai test sugli animali (adesione alla lista VIVO Cruelty Free)
  8. Packaging “leggero”, ecologico e riciclabile
  9. Prezzo equo


Sapone argan e oliva

Gnocchi (quasi) vegan

La mia nonna paterna era bravissima a fare la pasta fatta in casa. Fettuccine, quadrucci da fare in brodo, gnocchi...così, quando ieri, per la prima volta in vita mia, ho fatto gli gnocchi, l'ho sentita molto vicina. Mi sono rivista bambina, mentre, appoggiata al vecchio tavolino di cucina, la osservavo impastare con mani esperte, avvolta da nuvole di farina. La mia ricetta, però, è un po' diversa da quella degli gnocchi tradizionali...

GNOCCHI DI PATATE E TOPINAMBUR CON PISELLI E SALMONE
 


Lo dico subito, questa non è una ricetta del tutto vegan, dato che ci ho aggiunto un po' di salmone a listarelle e l'uovo nell'impasto degli gnocchi, ma ovviamente si può fare anche senza salmone e per amalgamare gli gnocchi si può usare della semplice acqua. Servono:

300 g di patate
300 g di topinambur
1 uovo
200 g di farina
Sale e pepe
4 manciate di piselli
3 fettine di salmone affumicato (ovviamente se non siete vegan)
1 confezione di crema di riso (ottimo sostituto della panna!)
1/2 cipolla
Olio evo

Cuocete patate e topinambur sbucciati. Una volta cotti, schiacciateli con lo schiacciapatate su un piano di legno e mettete al centro l'uovo, la farina e un po' di sale. Cominciate ad impastare, aggiungendo man mano la farina necessaria a fare un impasto compatto e soffice. Io vi ho scritto indicativamente 200 g, ma credo di averne usata di più alla fine. Lasciate riposare per qualche minuto l'impasto e poi iniziate a fare dei torciglioni da cui ricaverete gli gnocchi. Io, non essendo ancora praticissima, ho fatto in pratica degli gnoccoloni...voi che siete sicuramente più bravi, divertitevi a farli rigati coi rebbi della forchetta o con l'attrezzo apposito.

 Per il condimento, cuocete i piselli, dopo aver soffritto la cipolla nell'olio, per circa 10 minuti, poi aggiungete il salmone tagliato a striscioline e fate cuocere altri 5 minuti. Quando l'acqua bolle, buttate gli gnocchi aggiungendo all'acqua un po' d'olio per evitare che si attacchino. Scolateli quando vengono a galla e conditeli con piselli e salmone
, amalgamando con la crema di riso. 
La quantità di gnocchi è stata sufficiente per me, papà Micio e i Birbi. Regolatevi quindi con le dosi se volete fare più gnocchi.

MA COS'E' IL TOPINAMBUR?

Originario del Nord America, è conosciuto anche come rapa tedesca o carciofo di Gerusalemme. La parte commestibile di questa pianta dai fiori gialli, che avrebbero la caratteristica di girare sempre il capolino verso il sole (da qui il suo nome scientifico, Helianthus tuberosus, da "helios" = sole e "anthos" = fiore), sono i tuberi, dalla forma nodosa e irregolare, che si raccolgono in inverno e si cuociono come le patate. Poichè si trovano anche in zone alpine, la cucina piemontese lo impiega nella bagna cauda e nella fonduta.

Il topinambur ha ottime proprietà. Innanzitutto, a differenza delle patate, non contiene amido ma inulina, che quando viene digerita non produce glucosio e quindi può essere mangiata dalle persone con il diabete. Inoltre l’inulina è un’importante fonte di sostanze prebiotiche le quali agiscono a livello intestinale ripristinando la flora batterica con l’apporto di bifidus e lactobacilli.
In più il topinambur è anche un’importante fonte di sali minerali quali magnesio, potassio, fosforo e ferro e di oligoelementi come zinco, rame e selenio che, come è noto, possiede spiccate proprietà antiossidanti. Infine è fonte di biotina (vitamina H), utile per combattere stanchezza fisica, inappentenza e dolori muscolari.

Che bella scoperta, questo topinambur! Questo piatto è piaciuto tanto a tutta la famiglia Birbanti e, neanche a dirlo, abbiamo spazzolato tutto! Provateli e fatemi sapere!


 

mercoledì 9 gennaio 2013

Post solo per ragazze ecologiche!

Questo post è dedicato alle ragazze (al limite, ai ragazzi che vogliono fare un regalo utile ed ecologico alle proprie dame...). Parliamo della famosa COPPETTA MESTRUALE! Io ne sentivo parlare da un sacco di tempo e aspettavo l'occasione di trovarla in giro per provarla. Al negozio di prodotti sfusi che vi avevo segnalato qualche post fa ho trovato la MAMI CUP, di produzione italiana 100% e alla prima occasione...l'ho subito testata!
 
Innanzitutto bisogna dire che il "libretto" d'istruzioni all'interno della confezione non era assolutamente esauriente nella spiegazione su come inserirla, per cui è stato necessario ricorrere a qualche tutorial su Youtube (per fortuna in rete trovi IL MONDO!!). Dai racconti di altre donne sembrava che la questione "inserimento" dovesse essere più complicata, invece è stato più facile del previsto! Sarà che ho una certa dimestichezza con gli assorbenti interni, ma non ho trovato impossibile inserire la coppetta. Certo, posso capire che donne che non hanno mai usato gli assorbenti interni o che - per i loro motivi - non amano "smanettare" nelle proprie zone intime non trovino facilissimo l'uso di questa invenzione - secondo me - geniale.
 
Perchè GENIALE? I motivi sono tantissimi:

1) ci libera per sempre dalla schiavitù degli assorbenti: non si acquistano più, per tutta la vita, e questo è già un risparmio enorme se pensate che questa coppetta costa 23 EURO (io l'ho pagata così, poi ci sono altre marche che possono costare di più, ma siamo sempre sotto i 50 euro, per cui è una spesa che si ammortizza in breve tempo);
 
2) è un dispositivo assolutamente ecologico: non getteremo più nessun assorbente difficile da smaltire nella spazzatura e anche questa è una bella soddisfazione!
 
3) in quei giorni stop all'ansia da "oddio, sono uscita e non mi sono ricordata di mettere l'assorbente in borsa": dove andate voi, viene lei, la potete facilmente svuotare e reinserire ogni volta che volete, dove volete!
 
4) si può andare al mare o fare sport senza la paura di fuoriuscite e senza il minimo fastidio! Una volta inserita, davvero non ci si accorge di averla.

Ne esistono due versioni,

la taglia L, adatta a donne che hanno avuto una gravidanza o hanno un flusso molto abbondante, e la taglia M, adatta a chi non ha ancora avuto figli.
Anche la sua manutenzione è molto facile: la sterilizzate in acqua bollente la prima volta che la usate e poi ogni volta che finisce il ciclo. Ad ogni cambio, basta che la sciacquiate sotto l'acqua corrente, al limite lavandola con un po' di sapone.
 
Care amiche downshifters, io ve la consiglio caldamente. E' davvero un bel modo di essere donne eco-friendly!